L’anfratto adattato con una rozza muratura, a strapiombo nell’alta parete rocciosa, è chiamato Grotta di S. Ubaldo in quanto, tradizione vuole che sia stata abitata dal Santo nel 1125 dopo la sua precipitosa fuga da Gubbio, i cui abitanti lo volevano eleggere Vescovo della città.
La grotta ricavata tra le pieghe degli strati di scaglia rossa appare poco adatto ad una permanenza prolungata, data l’esiguità dello spazio, magari fu utilizzato da Ubaldo come rifugio ascetico, durante la sua permanenza nel vicino eremo di S. Bartolomeo. L’eremo di S. Bartolomeo, probabilmente benedettino, oggi completamente scomparso, sorgeva all’imbocco del Rio Vitoschio.
L’eremo esisteva già nel secolo XII e fu priorato alle dipendenze dell’Abbazia di S. Cristoforo del Ponte (Urbania), ma i Brancaleoni di Piobbico ne avevano il patronato.