Facciamo un viaggio nel Piceno percorrendo il secondo dei tre anelli di Ascoli Rebirth, sviluppato per 77 km su strade secondarie asfaltate.
L’itinerario ci conduce tra verdi colline su cui sono incastonati splendidi borghi ricchi di tradizioni e storie antiche.
Saliamo in sella e andiamo a scoprire i tesori che il territorio ha in serbo per noi.
Pedalando per antichi borghi sulle colline picene
Il punto di partenza del secondo anello è Ascoli Piceno, la città delle cento torri, che ci avvolge con il caldo bianco dorato del travertino.
E’ un viaggio tra musei, chiese e palazzi che rivelano il susseguirsi di età diverse, dal Medioevo al Rinascimento, e ancor prima il passaggio di popoli antichi, come i Romani e i Longobardi.
Pedaliamo tra le vie fino a Piazza del Popolo per sentirci catapultati nel pieno Umanesimo: logge, portici e palazzi con merlature rinascimentali, che conservano frasi e proverbi inscritti sugli architravi delle porte.
Tappa fissa è lo storico Caffè Meletti per bere l’Anisetta con la mosca ed è immancabile il cartoccio di fritto misto all’ascolana, un comodo finger food con prodotti fritti le famose olive all’ascolana.
Archivio Foto Regione Marche
Le olive ascolane, divenute simbolo della gastronomia picena, seguono una ricetta antica: fondamentale è l’utilizzo dell’oliva tenera ascolana che viene farcita internamente con tre tipi di carne, passata poi nel pangrattato e infine fritta. Un tripudio di sapori avvolti da una panatura croccante.
Ascoli Piceno soddisfa anche gli amanti dell’arte: merita una visita il magnifico Polittico di Sant’Emidio conservato nell’omonima cattedrale e dipinto da Carlo Crivelli, il pittore rinascimentale più attivo della zona adriatica.
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Rimettiamoci in sella e viaggiamo tra splendidi crinali, fino a scoprire un paesaggio solcato dal tempo: i calanchi prodotti dall’erosione dell’acqua sui terreni argillosi in cui sorge il borgo di Appignano del Tronto.
Proseguiamo in direzione del Monte Ascensione, la cui vetta frastagliata suggerisce un profilo umano diverso a seconda del punto da cui la si osserva. Alle sue pendici sorge Rotella, un piccolo centro che divenne castello di difesa nel X secolo per opera dei monaci benedettini dell’ordine di Farfa. Da secoli sono rinomate le castagne e i prodotti che da essa derivano, rigorosamente raccolti sulla montagna Ascensione.
Lungo la strada, nel territorio di Poggio Canoso, incontriamo l’Eremo di San Francesco, uno dei primi conventi francescani della regione.
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La prossima tappa è Force posizionata strategicamente nell’alta valle dell’Aso ormai dal V secolo. In questa località si conserva la conoscenza dell’antica arte del rame. Sono ancora attive alcune botteghe dove i mastri ramai fanno sopravvivere una tradizione che negli anni di massimo splendore li aveva portati a inventare una vera e propria lingua, il bakkaiamento, per comunicare tra loro in pubblico senza il pericolo di svelare i segreti del loro abile mestiere.
Il percorso continua verso il più piccolo comune della provincia di Ascoli Piceno, Palmiano, paesino cinto da colline i cui rilievi ricordano il palmo di una mano. Siamo nella vallata del torrente Cinante, una terra ricca di campi coltivati. Qui il prodotto tipico è la patata, in particolare quella dei Sibillini dal gusto ricco e inconfondibile.
Il punto più alto della zona è Castel San Pietro, detto anche Castello Belvedere per la posizione dominante dalla quale si possono osservare scenari emozionanti: dai Monti Sibillini all’ampia vallata del Tronto in un susseguirsi di colline, boschi e caseggiati.
Sulla strada che ci porta all’ultima tappa dell’anello incontriamo il Santuario dell’Addolorata, nella piccola frazione di Gimigliano. Questo luogo sacro è diventato meta di pellegrinaggi da quando ci furono, nel 1948, apparizioni mariane accompagnate da miracolose guarigioni.
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L’ultima tappa prima di rientrare ad Ascoli è Venarotta, una piccola cittadina che affonda le sue radici in una terra antica: fu nell’anno 578, infatti, che nacque in località Castello la prima area abitata, quando gli ascolani furono costretti ad abbandonare la loro città a causa dell’assedio da parte dei Longobardi. Su queste terre camminò anche San Francesco che lasciò un’impronta indelebile: possiamo ammirare ancora oggi il Convento e la Chiesa che portano il suo nome, eretti nel XIII secolo.
Venarotta è famosa anche per la tradizionale arte del ricamo che ancora oggi si tramanda attraverso una scuola locale.
Ci allontaniamo infine da questo territorio dove le case si perdono tra i boschi di querce, ciliegi e ginestre e chiudiamo il secondo anello tornando al punto di partenza.
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