Il Santuario di Sant’ Angelo “de Prefolio” si trova a quota 690 a sud-est del monte Pennino ed è situato lungo una importante via di transito transappennica. Infatti si tratta della strada della transumanza battuta dalle pecore che discendendo dal monte proseguivano verso sud lungo la Val Sant’Angelo, la valle che collega l’altipiano di Colfiorito a Pieve Torina.
Una lapide semicircolare posta sulla facciata dell’esterno è ornata da un motivo ad intreccio, di chiara iconografia romanica, rappresentante due leoni che volgono il capo ad una croce campeggiante al centro e che si mordono la coda. Essa fa riferimento probabilmente alla monumentalizzazione della grotta micaelica, fatta nel 1148 dal priore Diotisalvi, con l’aiuto del duca di Spoleto Federico, del conte Alberto, di Gisla, di altri e della sua gente di discendenza longobarda.
Sembrerebbe infatti che il santuario fosse stato scelto come sepolcreto del conte di Prefoglio, Antonio, il cui castello era dirimpettaio al santuario micaelico, e sua moglie Gisla.
Nel 1252 il castello di Prefoglio fu venduto al Comune di Camerino, mentre iniziò da allora e fino al XVII secolo la nomina di un priore per gestire il santuario.
L’eremo fu poi abitato da numerosi eremiti laici , fra cui, di rilievo fu Fra Giacomo Squaglia di Lucca, della congregazione dei passionisti, a cui si deve il restauro del 1879 ricordato in una targa marmorea affissa all’esterno.
Nel secolo XVIII, fu ridedicato ai “Santi” ed il fatto è legato alla tradizione che vuole la presenza dei Santi Apostoli Pietro e Paolo di passaggio in quel luogo ai quali si attribuisce la prima evangelizzazione della zona.
Si accede al santuario da un arco trionfale.
L’interno è formato da un unico vano ad asse curvo, per adattarsi all’andamento naturale della grotta naturale utilizzata come santuario pagano in età preromana romana e poi riadattata a scopi cultuali cristiani. Il pavimento, interrotto da alcuni bassi gradini, è realizzato con lastroni di pietra rossa.
L’unico capitello presente è ornato da fregi geometrici e da una testina.
Di particolare interesse è l’ara in calcare rosso posta sul fondo della cripta, circondata da quattro colonnine di grigio marmo cipollino, prive di basamento e di capitelli.
Nel retro della cripta una porticina conduce ad un vano dove si trova la prosecuzione della cavità naturale, sul cui pavimento si trova una vaschetta quadrata che raccoglie la “stilla” elemento terapeutico costantemente presente in tutti i santuari micaelici.