Partendo da Venarotta, con un percorso in discesa si arriva all’alveo del torrente Chiaro, da attraversare utilizzando le pietre a pelo d’acqua. In inverno l’acqua può avere un flusso importante e occorrerà superare il torrente a piedi scalzi o, preferibilmente, con calzari impermeabili.
Come ci si avvicina ad Ascoli Piceno sempre più si delinea il particolare profilo a gradoni del Monte Ascensione (1110 mslm) che si erge solitario nella fascia sub-appenninica del Piceno. Nei secoli sia il suo nome che il suo profilo hanno evocato miti, suscitato emozioni e raccontato leggende e tradizioni.
Altro aspetto tipico del paesaggio che si incontra con il Cammino Francescano della Marca poco prima di Ascoli Piceno percorrendo l’alveo del torrente Chiaro è quello dei calanchi, fenomeno geomorfologico di erosione del terreno che si produce per l’effetto di dilavamento delle acque. In tutto il territorio piceno i colli sono soggetti a questo processo; l’Ascensione e i vicini territori di Castignano e Appignano del Tronto ne sono l’emblema. Un paesaggio ocra chiaro con violenti dirupi e coni aguzzi senz’alberi e senz’erba, scavati dalle acque, come un paesaggio lunare.
Si prosegue e il cammino supera piccole frazioni fino a raggiungere il piccolo borgo di Tirabotte. Qui c’è la casa di Piero e Silvia, pellegrini e hospitaleri, in cui, previo avviso telefonico (328-94.49.611), è possibile trovare un po’ di ristoro e il timbro per la credenziale.
Proseguendo si attraversano radure e boschi, si ripresenta il torrente Chiaro che occorre guadare nuovamente per poi proseguire lungo la mulattiera oltre l’alveo. Pochi colli separano dall’arrivo ad Ascoli Piceno. Leggende e storia si concatenano con resti delle civiltà susseguitesi, come le mura picene a fianco a quelle romane e medievali.
Superando la città nuova dal versante in cui è meno sviluppata, in pochi minuti, dalla campagna si passa al centro storico. La città bianca con le sue mura monumentali e le sue torri. Bianca perché Ascoli Piceno è da sempre decorata e monumentalizzata col travertino, roccia calcarea visivamente simile al marmo. La città del Vescovo e patrono Sant’Emidio.
Prima dell’arco di Porta Cappuccina un lavatoio incorniciato da una loggia a cinque arcate la cui fonte si attribuisce a Sant’Emidio il quale, non avendo a disposizione l’acqua necessaria per battezzare tutti i nuovi fedeli convertiti al Cristianesimo dalla sua predicazione, se la procurò battendo un sasso da cui fece sgorgare la sorgente che la alimenta.
E poi il ponte romano che attraversa il Tronto, anch’esso di travertino, di epoca augustea. La struttura è costituita da un’unica campata realizzata con un maestoso arco a tutto sesto con misure straordinarie per l’epoca della sua edificazione. Il ponte è visitabile anche all’interno attraverso un corridoio d’ispezione. E’ considerato uno dei ponti più rappresentativi della tecnica e della civiltà romana avendo conservato integralmente le sue caratteristiche costruttive.
Al termine del corso si apre sulla sinistra piazza Arringo, dominata dalla facciata della Cattedrale di Sant’Emidio, che ospita nella cripta le spoglie del Santo.
Periodo consigliato:
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
Note:
Tappa piuttosto breve che arriva al centro di Ascoli Piceno, la “bianca città delle cento torri”, senza mai passare per strade trafficate e seguendo lo sviluppo della valle del torrente Chiaro, che guadiamo due volte. Lungo il percorso incontriamo i calanchi, le formazioni geologiche tipiche di questa parte di territorio.