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IL GRANDE ANELLO DEI BORGHI ASCOLANI
Pubblicato il 15/7/2021 da Regione Marche - Outdoor Team

Un anello di 101 km che parte dalla città di travertino, Ascoli Piceno, si inoltra nella natura delle montagne circostanti passando per splendidi borghi e ritorna nel centro storico delle cento torri. Il fondo stradale diversificato in asfalto, sterrato e sentiero è percorribile a piedi o in bicicletta anche senza guida, grazie alla segnaletica dettagliata. Il ritmo lento del viaggio ci permette di conoscere la profondità delle tradizioni locali, spesso raccontate dagli abitanti della zona incontrati lungo la strada.

È un’immersione nella storia Picena e nel verde dei Monti della Laga e dei Sibillini, organizzata in un percorso diviso in 7 tappe che ci porta da Ascoli Piceno, a Venarotta, ad Acquasanta Terme, poi Comunanza, Roccafluvione e infine Montegallo.

La sincera volontà di riabbracciare la natura dopo il lockdown del 2020 e condividere quei territori preziosi ha dato vita al progetto del Grande Anello dei Borghi Ascolani salito sul podio dell’Italian Green Road Award 2021, l'Oscar Italiano del Cicloturismo, aggiudicandosi il terzo posto.

Curiosi?

Zaino in spalla, si parte!

Da Ascoli Piceno a Castello di Venarotta

La splendida Piazza del Popolo ad Ascoli Piceno è il punto di partenza del nostro itinerario, un salotto rinascimentale progettato nel 1502 che oggi è una delle piazze più belle d’Italia. Siamo rapiti dalla bellezza architettonica contenuta in uno spazio a misura d’uomo, dove ci sentiamo abbracciati dagli edifici che ci circondano: il Palazzo dei Capitani del Popolo, la chiesa di San Francesco, il colonnato sotto il quale ammiriamo l’entrata dello storico Caffè Meletti. L’elegante stile Liberty del palazzo e l’aroma irresistibile del caffè ci invitano a varcare la soglia e cediamo alla tentazione di assaggiare il tipico caffè con l’Anisetta Meletti, una tradizione sacra a cui sarebbe un peccato sottrarsi. L’Anisetta è un liquore tipico del luogo, a base di anice verde coltivato nella vicina località di Castignano.

La città ha conservato il nome che i Romani le avevano dato nel I secolo a.C., quando era una florida colonia, Asculum e anche la pianta urbanistica è un lascito di quel periodo: riscopriamo l’antico cardo massimo raggiungendo Via del Trivio e il decumano massimo in Corso Mazzini, essi si incrociano dividendo la città nei 4 quartieri medievali di Sant’Emidio, Santa Maria Intervineas, San Giacomo e San Venanzio. Lasciando il centro storico attraversiamo uno dei ponti romani più grandi d’Europa, il ponte di Borgo Solestà, che si erge sul fiume Tronto dall’epoca Augustea. Salutiamo Ascoli Piceno passando per la porta Nord, la stessa che attraversò San Francesco nel 1215 dopo aver percorso il lungo itinerario che oggi chiamiamo Cammino Francescano della Marca.


Archivio Foto GABA

I nostri occhi guardano verso la campagna in direzione Mozzano, piccola frazione di origine romana. Vicino al paese scorgiamo i pochi resti della medievale Fortezza di Tronzano con le sue feritoie ogivali rivolte verso la Salaria.

In poco tempo siamo immersi nella natura e scopriamo una piccola radura in cui sorge la chiesa di Sant’Emidio a Tronzano, intitolata al patrono di Ascoli. Sembra quasi nascondersi tanto è spartana la sua architettura, ma il vero tesoro si nasconde al suo interno dove sono conservati alcuni affreschi risalenti ai secoli XV-XVI. E’ un luogo sacro di raccoglimento e di pace in cui gli abitanti di Tronzano trovavano sollievo dalle difficoltà della vita.

Proseguendo sul nostro itinerario che ci regala meravigliosi scorci sui Monti Sibillini e i Monti della Laga, facciamo una piccola deviazione nei pressi di Roccafluvione per una visita al Ponte Nativo. Era un attraversamento naturale sul fiume Fluvione per chi abitava a ridosso dei Monti Sibillini, infatti la sua formazione è avvenuta grazie all’incontro di due speroni rocciosi, durante lo scioglimento di ghiacciai antichi.

Ritorniamo sul sentiero principale e ci incamminiamo verso Venarotta, fino a raggiungere la parte più antica in località Castello dove sorge il Convento di San Francesco.


Archivio Foto GABA

Da Castello di Venarotta a Ficocchia

Archivio Foto GABA

Il secondo tratto da percorrere si snoda immerso nella natura e incontra piccolissimi centri abitati come la frazione di Olibra Incinante, spettacolare borgo a picco sul Fluvione che ci sorprende con la vista mozzafiato del Monte Vettore. Scopriamo il Mulino Arena in un luogo incantato, un esempio di come l’uomo abbia la capacità di creare opere architettoniche nel pieno rispetto dell’ambiente naturale circostante.

Proseguiamo verso l’imbocco dell’alta valle del Fluvione e davanti a noi si staglia la chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano, una particolare costruzione in pietra arenaria risalente al XII secolo in cui la torre campanaria si antepone al portale d’ingresso.

La strada continua tra le tartufaie tipiche del sottosuolo piceno, la zona infatti è vocata alla produzione e promozione dell’oro nero dal profumo ammaliatore. La redditizia attività agricola ha permesso lo sviluppo dei territori montani nel rispetto ambientale, infatti la tartuficoltura non necessita di prodotti chimici e inquinanti.

Superiamo la zona di Pedara e raggiungiamo l’ampia radura di Pizzorullo, una splendida panoramica a 360 gradi sui Monti Sibillini, Monti della Laga, Monti Gemelli e Monte Ascensione. Dopo esserci riempiti gli occhi di questo spettacolo della natura, ci inoltriamo nel bosco per scovare i resti dell’antico castello medievale di Pizzorullo. Infine torniamo sul sentiero principale che ci conduce a Ficocchia.

Archivio Foto GABA

Da Ficocchia ad Abetito

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Continuiamo il nostro percorso nella natura lasciando il territorio di Comunanza ed entrando in quello di Montegallo, un luogo che risuona di storie semplici e antiche.

Qui la principale occupazione dai tempi dei Romani era la pastorizia: in estate si usava spostare le greggi dal fondo valle salendo ai pascoli di Balzo, poi con l’arrivo del freddo si scendeva verso Ascoli Piceno.

Il paesaggio di Montegallo si è modellato nel tempo grazie all’integrazione tra uomo e natura, una vita in perfetta unione con la madre terra: ritmi legati al susseguirsi delle stagioni, attenzione alle necessità del bestiame che era preziosa fonte di sopravvivenza, profonda conoscenza delle risorse offerte dalla terra, come fiori e piante che venivano utilizzati per curare i malesseri di umani e animali.

Il sentiero che percorriamo entra nel comune di Roccafluvione, saliamo faticosamente tra i massi di Meschia e proseguiamo verso Abetito circondati dai castagneti. La coltivazione del castagno era fondamentale nelle zone montane, era definito “albero del pane” poiché la castagna era un alimento di largo consumo per il suo alto contenuto nutritivo.

Da Abetito a Forcella

Da Abetito si sale verso il Pianamonte attraversando boschi dalle mille sfumature di verde, poi ci aspetta una ripida discesa con tornanti stretti verso Piandelloro. Siamo nell’area del Monte Ceresa la cui natura selvaggia è padrona degli spazi e noi ci lasciamo avvolgere dai profumi della flora e dai curiosi suoni della fauna locale. L’esperienza diventa ancora più emozionante quando ci addentriamo nelle grotte ricoperte di vegetazione che nascondono degli insediamenti rupestri, anticamente usati come case e ricoveri per animali.

Riprendiamo il passo verso la nostra meta, Forcella, che fu un insediamento dei Goti e conserva ancora oggi case medievali. Un piccolo gioiello della natura è la cascata di Forcella le cui acque creano una piscina naturale dove possiamo godere del rasserenante scroscio e rinfrescarci.


Archivio Foto GABA

Da Forcella al monastero di Valledacqua

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Lasciamoci alle spalle la chiesa medievale di San Giovanni Battista e camminiamo in direzione di Acquasanta Terme. Il percorso in salita è molto pendente ma ci regala una magnifica vista dal balcone di Venamartello; dopo poco comincia la ripida discesa verso il fiume Tronto.

Ci meritiamo una breve deviazione dal sentiero principale per godere di un po’ di riposo, arriviamo a un angolo di paradiso dall’odore di zolfo chiamato Lu Vurghe. Sono vasche ricolme di calde acque termali quelle che vediamo, sgorgano da sorgenti naturali disseminate nella zona di Acquasanta. Avvicinandoci notiamo anche dei comodi sedili ricavati da tronchi d’albero, per potersi rilassare in questa sorprendente SPA all’aria aperta.

Rimettiamo gli zaini in spalla e partiamo alla volta di Paggese, il borgo in travertino circondato dalle cave da cui si estrae la candida pietra che abbiamo visto negli edifici di Ascoli Piceno.

Riprendiamo la strada in direzione Valledacqua e finalmente giungiamo al monastero di San Benedetto, un luogo immerso nel silenzio che invita alla meditazione e alla gratitudine, dove ancora vive una piccola comunità di frati che offrono ospitalità.


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Dal monastero di Valledacqua alla Cona di Coperso

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Camminiamo su mulattiere che ci avvicinano al Monte Teglia finché giungiamo a San Gregorio: siamo a più di 1000 metri di altezza, da qui lo sguardo si perde osservando tutto il territorio Piceno sino ai monti dell’Abruzzo. La nostra direzione è Talvacchia, dalla strada possiamo scorgere il sottostante lago artificiale che confina con l’Abruzzo. Il verde e l’azzurro delle sue acque si fondono in bellissime sfumature in primavera ed estate, mentre nel periodo autunnale il bacino si svuota riportando alla luce una vecchia casa con ponte.

Imbocchiamo poi uno storico tratturo che ci conduce a Coperso.

Dalla Cona di Coperso ad Ascoli Piceno

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Dalla Cona di Coperso scendiamo verso il torrente Castellano, che nasce sui Monti della Laga e ci accompagna nell’ultimo tratto dell’itinerario verso Ascoli Piceno. Superiamo altre sorgenti di acqua sulfurea, ci addentriamo nel bosco e ci ritroviamo davanti un bacino artificiale. Lo sguardo è catturato dallo scoglio in travertino sulla cui cima sorge Castel Trosino, un piccolissimo borgo medievale raggiungibile percorrendo una ripida salita. Era abitato già nel lontano 568 dai Longobardi, infatti poco distante dal paese troviamo la necropoli longobarda in cui sono state rinvenute 237 tombe con preziosi corredi.

Scendiamo verso Colle San Marco, ritroviamo le pietre di travertino che ci ricordano che Ascoli è sempre più vicina, ma c’è ancora qualche bellezza da ammirare: proprio sulla parete di travertino del colle troviamo l’Eremo di San Marco fondato dai benedettini e ispirato ai principi di isolamento, silenzio e semplicità.

Continuiamo a scendere e siamo quasi alle porte di Ascoli Piceno, ci fermiamo per visitare la Cartiera Papale e osservare il corso d’acqua lì accanto, infine imbocchiamo il Ponte Cartaro e siamo di nuovo nel meraviglioso centro storico da cui siamo partiti.


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